sabato 20 giugno 2015

Museo "Laus Pompeia"



Gli scavi archeologici nel territorio di Lodi Vecchio cominciarono fin dal 1800: su iniziativa della nobile famiglia Cavezzali, l'indagine dell'antica Laus prese avvio dall'area del presunto foro, alla ricerca di oggetti di pregio con cui arredare stanze e giardini della propria dimora cittadina, a Lodi.


E così fu: statue di marmo e bronzo riempirono tre stanze fino al 1835, anno in cui l'intera collezione fu venduta a Ferdinando I d'Asburgo per la rilevante somma di 30.000 lire austriache, a sottolinearne l'importanza e la consistenza.


 Per campagne di scavo più consistenti da parte della Soprintendenza si dovette tuttavia attendere fino alla metà del Novecento: i ritrovamenti occasionali precedenti, affiancati ad un'intensa attività di studio dei documenti, indirizzano i primi sondaggi, condotti dal 1955 al 1958, seguiti poi, a partire dal 1988, da una serie di interventi sistematici ancora oggi in corso e che di frequente precedono l'apertura di cantieri per lavori pubblici o la costruzione di edifici residenziali.
 In questo panorama, un nome da non dimenticare è quello di Antonio Frova, che diresse con entusiasmo e passione tre campagne di scavi di cui ancora oggi rimane traccia nella zona di piazza Santa Maria, lungo il presunto decumano e nella zona nord-orientale della città. In piazza Santa Maria, probabile area del foro romano, oggi è collocato l'edificio dell'Ex Conventino: a pochi passi dall'edificio medioevale è stata portata alla luce l'area archeologica accessibile al pubblico e visibile dalla Piazza stessa.



 Lungo il presunto decumano (via Giovanni XXIII), ancora oggi sono parzialmente visibili all'occhio del visitatore attento i resti appartenenti al teatro e all'anfiteatro.
 

Alcuni ritrovamenti emersero anche nella zona nord-orientale della città, dove venne parzialmente ricostruito il tracciato della cinta muraria. Tali dati archeologici, uniti alle indagini sul territorio mediante fotografia aerea e alla lettura delle fonti storiche, hanno permesso di ricostruire un quadro topografico dell'antico abitato di Laus Pompeia, nonostante le difficoltà sottolineate da Frova stesso dettate da "un'esasperata volontà di distruzione" e da "un'opera intenzionale di scalzamento" che seguirono alle distruzioni del 1111 e del 1158 e alla conseguente edificazione di Lodi.

 L'immobile denominato Ex Conventino sorge sui resti della facciata dell'edificio di età romanica dell'ex Cattedrale di Santa Maria. Dal punto di vista storico sono stati individuati alcuni momenti salienti delle trasformazioni di questo complesso, che permettono di far risaltare l'importanza ed il significato di questi reperti architettonici. Verso la fine del XIV secolo, il vescovo Cadamosto avviò la ricostruzione di una chiesa in mattoni su quanto rimasto dell'originario oratorio in pietra.


Tale ricostruzione è contemporanea ad altre opere intraprese nello stesso secolo per altre chiese lodigiane, tra le quali San Marco, San Lorenzo, Sant'Agnese, San Francesco di Lodi. Nel 1457, con il consenso del vicario generale del vescovo Pallavicino, ci fu l'affidamento ai Canonici di Sturla e in seguito la cessione da parte del Seminario di Lodi alle Orsoline che ci risiedettero in forma conventuale dal 1690 fino alla soppressione del collegio avvenuta nel 1811. La successiva distruzione dell'edificio monastico e della cattedrale si fa risalire ad una data presunta intorno alla seconda metà del XIX secolo. I rilievi effettuati dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia hanno messo in luce le fondazioni della cattedrale laudense, da cui emerge la monumentalità del complesso di Santa Maria pur nelle condizioni di assoluto degrado attuale. Il Comune di Lodi Vecchio ha in seguito incaricato il Dipartimento di Progettazione dell'architettura del Politecnico di Milano, che ha elaborato disegni e rilievi dai quali si è partiti per le ipotesi di ricostruzione e per la riconsiderazione progettuale del Conventino e dello scavo archeologico dell'ex basilica come di un unico corpo architettonico anche se da considerarsi per parti successivamente aggiunte e modificate. 

L'ex Conventino è stato acquistato dal Comune di Lodi Vecchio nel 1998, quando versava in conduzioni d'assoluto degrado ed è stato oggetto di un progetto di recupero e riqualificazione, approvato sia dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici sia dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici. All'interno dell'edificio sono state riportate alla luce anche alcune preesistenze murarie dell'ex cattedrale. Di rilievo sono da segnalare i basamenti di alcune colonne che aiutano a definire la monumentalità originaria.


Criteri espositivi - itinerario di visita

L'edificio è ora destinato ad una funzione pubblica di tipo culturale, legata alla valorizzazione dei reperti archeologici del sito.




 Ad essa si aggiunge una funzione espositiva su ampia scala, spesso destinata alla valorizzazione ed esposizione di quadri e fotografie di rilevanza per l'arricchimento culturale della cittadinanza e della provincia.



 La struttura dell'edificio risulta particolarmente funzionale allo scopo: le cinque sale al piano inferiore consentono l'organizzazione tematica del materiale esposto, grazie anche all'ausilio di vetrinette fornite ciascuna di illuminazione indipendente che permettono una disposizione protetta e ben visibile dei pezzi collezionati.




 Al piano superiore, l'ex Conventino offre una sala più ampia frequentemente adibita a sala espositiva o a sala conferenze.




 Le finestre della stessa sala offrono una vista d'insieme sull'area archeologica, presentando all'occhio del visitatore un cono visivo che permette di ammirare la Basilica dei XII Apostoli, in linea d'aria non molto distante dalla struttura.










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Nuovo Museo Laus Pompeia
Piazza Santa Maria, presso la Cascina Corte Bassa 
26855 Lodi Vecchio (LO) 
Tel. 0371.405006 (Comune) 
Fax 0371.754351 (Comune) 
E-mail: info@comune.lodivecchio.lo.it
Aperture su richiesta
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Fonte: http://www.museilodi.it/aree%20naturalistiche/arearcheologica/lodivecchio

Santuario della Beata Vergine del Pilastrello - Dovera




Lasciata la città di Lodi, in direzione di Bergamo, oltrepassato il ponte di Lodi, si prosegue tra queste fertili campagne, e a soli 6 chilometri da Lodi, si incontra l’abitato di Dovera.

Il complesso del Santuario sorge al centro del paese, lungo la statale Bergamina (poco prima del municipio e della parrocchiale), qui sorgono due edifici: il Santuario della Beata Vergine del Pilastrello (comunemente detto "Chiesa dei Santoni" per due dipinti, di proporzioni gigantesche, affrescati sulla facciata) e, più arretrato, il cosiddetto Santuarietto.

L'apparizione
Il 14 maggio del 1386, un pomeriggio di sole e di primavera, Caterina, una buona e povera 
fanciulla audiolesa, con la mano destra paralizzata, viene alla fonte per i suoi impegni di ogni giorno, e si ferma a pregare davanti alla Immagine della Madonna dipinta sul vicino Pilastrello.
Un improvviso bagliore la scuote: all’altra parte del ruscello, una nobile Signora, raggiante di luce, le chiede la mano per attraversare l’acqua. Caterina porge il braccio monco, la Signora vi si appoggia, le ridona miracolosamente la mano e subito scompare.
La fanciulla, colma di meraviglia, corre ad annunciare con gioia la sua guarigione alla madre. In un istante ha riavuto la mano destra e l’uso della parola e dell’udito.

[ A sinistra San Cristoforo e a destra Sant'Antonio Abate ]
La notizia del fatto si divulga in un baleno; la sera stessa una grande folla giunge da Lodi per vedere il miracolo della Madonna.
 Si provvede subito ad erigere una cappella a protezione del Pilastrello con l’Immagine della Madonna, ed in un secondo tempo viene eretta una Chiesa, che ancora esiste ed è chiamata «Chiesa dei Santoni» per le due gigantesche figure di San Cristoforo e di Sant’Antonio Abate, dipinte sulla facciata, ai lati della porta di ingresso.

"Chiesa dei due Santoni"
Un’altra prova dell’autenticità dell’Apparizione ci viene da due affreschi quattrocenteschi, scoperti nel 1967 dal Cav. Cesarino Minestra nel corso di un restauro della «Chiesa dei Santoni».
La Chiesa dei Santoni, è giunta a noi pressochè intatta, anche se, nel corso dei secoli, ha subito numerosi danni, per essere stata utilizzata come ospizio per i poveri, come caserma, come lazzaretto.
Sulla parete interna della facciata, a destra e a sinistra è raffigurata la fanciulla nell’atto di presentare la mano malata alla Madonna dalla quale riceve la guarigione. Sono dipinti dei primi anni del 1400, e quindi molto vicini all’avvenimento dell’Apparizione stessa, e pertanto molto importanti come prova di autenticità.


E' un edificio tardo trecentesco, semplice e rustico, impostato su schemi gotici. All'esterno l'edificio è preceduto da un pronao, con pilastri di mattoni, travature lignee e coppi di copertura, che protegge la facciata in mattoni a vista, ornata di lesene, sagomature e cornici intorno alla porta e con archetti in cotto alla sommità.


Il piccolo portale è sormontato da una lunetta ogivale che racchiude ciò che resta di un Cristo in Pietà, emergente dal sepolcro. Sopra l'arco è affrescata un'Annunciazione; tra le figure dell'Angelo, di Maria e dell'Eterno Padre con la colomba dello Spirito Santo, si apre una finestrella cruciforme che sostituisce il tradizionale rosone. Sui lati, a fianco della porta, campeggiano due gigantesche immagini: a sinistra S.Cristoforo e a destra S.Antonio Abate; il primo protettore dei viandanti, il secondo protettore degli animali, molto venerato nelle zone agricole. Questi affreschi sono databili agli inizi del Quattrocento. Completa l'esterno un lineare campanile secentesco.

L'interno è a una sola navata suddivisa in tre campate da archi di rinforzo sovrapposti alle pareti e agli affreschi già esistenti, con copertura lignea; l'aula terminata con abside poligonale.


L'importanza della chiesa è data dalla decorazione pittorica della fascia inferiore delle pareti e della controfacciata. Una serie di affreschi votivi riveste i muri di Madonne con il Bambino, Santi ed episodi della vita di Cristo. I dipinti furono eseguiti tra la fine del Trecento e il primo decennio del Quattrocento. 


Sono stati ridipinti nel corso dei secoli e più volte restaurati; l'ultimo intervento risale al 1987. Moderne, ma eseguite nello stile antico, sono le figure di S.Agnese, di S.Francesco e dell'Albero di Jesse, nella parte centrale della parete destra in alto.




Nell'abside è collocata l'Antica immagine del Pilastrello, trasportata qui nel 1639 e restaurata nel 1835 dal pittore Antonio Bottazzi di Cremona. L'altare è separato dalla navata da una balaustra in marmo datata 1744.



[ Fonte: http://www.parrocchiadidovera.it/images/stories/sito/Santuario/trascrizionesettecentesca ]

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Santuarietto
Il «Santuarietto» è stato costruito sull’area di una precedente cappella demolita nel 1639 e ricostruita nel 1642 perché pericolante,eretto sull'area della cappella protettiva dell'affresco del Pilastrello.
 Esternamente ciò che lo differenzia dagli altri è la presenza della cupola ottagonale.



L'interno è costituito da una specie di atrio ornato nella volta da affreschi moderni raffiguranti i Dottori della Chiesa, di Renato Fasoli, e sulle pareti i Santi Bernardo e Domenico attribuiti talvolta a Cesare Secchi, talvolta a don Giuseppe Marturini.




 Più interessanti gli affreschi dei due altari laterali; quello a destra, raffigurante l'Apparizione della Vergine a Caterina, è un notevole affresco della metà del Settecento attribuibile al cremasco Mauro Piacenardi o al milanese Francesco Corneliani; quello di sinistra, intitolato Madonna della pace, è un'opera eseguita nel 1922 da Cesare Secchi.


Dietro questo atrio si apre una cappella di forma ottagonale, sormontata da una cupola alta 25 metri sorretta da 8 colonne di graniglia, eretta nel 1922 in seguito al voto fatto durante la prima guerra mondiale del 1914 - 1918, che custodisce il gruppo ligneo raffigurante l'Apparizzione della Madonna a Caterina, eseguito nel 1922 dai fratelli Cappuccini di Milano, su disegno di don Giuseppe Marturini.


 L’interno è del 1600, mentre la facciata è in stile rinascimentale.


I dipinti e le decorazioni della cappella sono opera moderna di Alessandro Casali e Cesare Minestra. Sulle pareti e in sacrestia sono conservati numerosi ex voto, caratteristica del santuarietto
Le due Chiese così vicine stanno a dimostrare il valore della Apparizione della Madonna.







La parrocchia di Dovera è molto antica, in origina apparteneva probabilmente alla soppressa diocesi di Palazzo Pignano, poi passò a quella di Bergamo.
Nel XII secolo Dovera passò al feudo e diocesi di Pavia e vi rimase fino al 13 giugno 1820. Da allora appartiene alla Diocesi di Lodi
Nell’Anno Mariano 1954, il 14 maggio, dopo una solenne processione, la statua della Madonna viene incoronata con la corona d’oro donata dai fedeli di Dovera, per le mani del vescovo di Lodi, Mons. Tarcisio Vincenzo Benedetti
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Foto: Angelo Galani
Fonte: http://www.donbosco-torino.it/ita/Maria/calendario/06-07/005-B_Vergine_Pilastrello.html
Fonte: http://www.parrocchiadidovera.it/index.php?option=com_content&view=article&id=158&Itemid=39
Fonte: http://www.storiadeisordi.it/articolo.asp?ENTRY_ID=160